Stereolab torna con Instant holograms on metal film

Un viaggio attraverso il nuovo album di Stereolab, tra innovazione e nostalgia.

Stereolab, la band che ha sempre sfidato le convenzioni musicali, è tornata con un album che ha il sapore della novità ma anche della nostalgia. “Instant holograms on metal film” è il primo lavoro in studio dopo quindici anni e, come sempre, ci offre un mix di suoni e influenze che sembrano a prima vista incompatibili. Ma chi sono veramente i Stereolab? Questa domanda ci accompagna mentre ci immergiamo nei brani di questo nuovo lavoro.

Un’evoluzione continua

Formatisi a Londra nei primi anni ’90, Stereolab ha saputo mescolare generi come krautrock, yé-yé, elettronica e avanguardismo, il tutto condito con una spruzzata di politica di sinistra. La band si è evoluta continuamente, e l’uscita di questo album segna un ritorno dopo la pausa del 2009, quando sembrava che avessero appeso gli strumenti al chiodo. Ma nel 2019, ecco che il gruppo si riunisce, pronto a sorprendere nuovamente i fan con un album che, sebbene apparentemente parodistico per i titoli dei brani come “Mystical Plosives” e “Esemplastic Creeping Eruption”, si dimostra profondo e denso di significato.

Nuovi volti e suoni

In “Instant holograms on metal film”, Stereolab introduce nuove collaborazioni, come il produttore Cooper Crain e musicisti come il cornista jazz Ben LaMar Gay. Nonostante queste aggiunte, il suono dell’album rimane inconfondibilmente Stereolab, con le loro melodie ipnotiche e le ritmiche motorik che caratterizzano il loro stile. La voce di Laetitia Sadier, fresca e coinvolgente, continua a brillare, portando con sé l’emozione di un incontro in un hall d’albergo, mentre il gruppo si diverte a giocare con le aspettative degli ascoltatori.

Il fascino dell’imprevedibilità

Un aspetto che colpisce di questo album è la capacità di Stereolab di mantenere l’ascoltatore sulle spine. Brani come “Immortal Hands” presentano cambi di ritmo inaspettati, risvegliando l’attenzione come un amico che riappare dopo anni. La combinazione di drumming elettronico e melodie avvolgenti trasporta immediatamente in una dimensione in cui il tempo sembra fermarsi. E che dire di “Melodie is a wound”? Qui, la band sfida le convenzioni del pop, mescolando influenze dei Beach Boys con sonorità che sembrano un tuffo nel barocco. Ogni canzone è un piccolo viaggio che non smette mai di sorprendere.

Il ritorno di voci maschili

Un’altra novità di questo album è l’introduzione di voci maschili, che arricchiscono il tessuto sonoro di Stereolab. Anche se non è un territorio completamente nuovo per la band, l’aggiunta di vocalist come Xavi Muñoz e Joe Watson offre nuove sfumature ai brani. Tuttavia, non si può negare che il legame vocale tra Sadier e Mary Hansen, che ha caratterizzato i primi lavori, rimanga un punto di riferimento difficile da eguagliare. La magia di quell’intreccio di voci, che sembrava provenire da un altro mondo, è difficile da replicare e, in alcuni momenti, si percepisce una certa solitudine nella voce di Sadier, specialmente in “Aerial Troubles”.

Un album sicuro ma non banale

“Instant holograms on metal film” è un lavoro che, pur non rompendo completamente con il passato, offre una serie di brani che dimostrano la maestria compositiva della band. Le melodie sono incisive e alcune canzoni, come “Flashes From Everywhere”, presentano un’abilità melodica che è un’arma spesso sottovalutata nel repertorio dei Stereolab. Le liriche di Sadier, che affrontano temi di autoaffermazione e critica sociale, sono più che mai attuali e si sposano bene con il panorama contemporaneo, come si evince in brani come “Aerial Troubles”.

Un ritorno significativo

In definitiva, questo album segna un ritorno significativo per Stereolab, un gruppo che ha sempre navigato in acque complesse, mescolando emozioni, pensieri e suoni. La loro musica è un mosaico di esperienze, e “Instant holograms on metal film” è un ulteriore tassello in questa affascinante narrazione. Certo, non stiamo parlando di una rivoluzione musicale, ma in un mondo dove il conformismo regna sovrano, un album di Stereolab è come una boccata d’aria fresca, un invito a esplorare il complesso universo della musica contemporanea. E, d’altronde, chi non ama un po’ di caos affettivo in un mondo così ordinato?

Scritto da Redazione

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