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La musica è un linguaggio universale, capace di trascendere confini culturali e temporali. E proprio in questo contesto, Lido Pimienta si presenta come un’artista audace e innovativa, capace di mescolare tradizione e modernità in un’opera che sfida le convenzioni. Con il suo ultimo album, *La Belleza*, Pimienta ci invita a un viaggio sonoro profondo, dove la bellezza diventa un atto di resistenza e di celebrazione dell’identità.
Un viaggio tra storia e cultura
Ricordo quando ho per la prima volta ascoltato *Miss Colombia*, l’album che le ha conferito notorietà. Pimienta ha sempre saputo come utilizzare la sua musica per affrontare tematiche di grande rilevanza sociale, in particolare quelle legate all’oppressione e alla bellezza. Ma *La Belleza* va oltre. Qui, l’artista attinge a una ricca varietà di influenze storiche, dai castrati italiani del XVI secolo alla musica liturgica, creando un’opera che è, al tempo stesso, personale e collettiva.
In *La Belleza*, ogni nota sembra raccontare una storia. La fusione di suoni tradizionali, come il dembow e il vallenato, con arrangiamenti orchestrali moderni, crea un’atmosfera che è sia familiare che aliena. Questo contrasto si riflette perfettamente nei testi, dove Pimienta esplora la sua identità e le sue radici, rendendo omaggio alla cultura Wayuu, della quale è parte. È un po’ come se ci portasse con sé in una cerimonia ancestrale, dove ogni frase, ogni intervallo musicale, diventa un atto di riconoscimento e di resistenza.
Temi di bellezza e riconciliazione
La bellezza, secondo Pimienta, non è solo un concetto superficiale. È un viaggio di riconciliazione con il passato, un atto di liberazione. In brani come “Ahora”, la ripetizione di frasi che evocano cerimonie ancestrali ci fa riflettere su quanto il nostro presente sia influenzato dalla storia. “Eso mismo buscan ancestros” diventa un mantra, un richiamo a non dimenticare le origini e a celebrare ciò che siamo. La bellezza è un tema ricorrente, ma qui assume una forma più astratta rispetto ai lavori precedenti, spingendoci a contemplare non solo il nostro aspetto esteriore, ma la nostra essenza e il nostro posto nel mondo.
Con *La Belleza*, Pimienta ci guida attraverso un racconto sonoro che narra di separazione e riconciliazione, un tema che molti di noi possono riconoscere. La musica diventa un mezzo per esplorare relazioni complesse, come quella con il suo partner, un viaggio che celebra i momenti di unione e di distacco. La struttura dell’album, composta da nove movimenti, è un modo per raccontare questa storia in modo fluido, dove ogni sezione si interseca con l’altra, creando un’armonia che è al contempo delicata e potente.
Un finale aperto e simbolico
Arrivando alla traccia finale, “Busca la Luz”, ci troviamo di fronte a un inno alla libertà e alla speranza. “¡Que viva el Caribe/Libre!” riecheggia come un appello alla consapevolezza e all’azione. Ma, e qui sta la bellezza del lavoro di Pimienta, il messaggio di liberazione non è mai completamente risolto. La frase “Sé la luz” ci invita a diventare parte attiva del cambiamento, a non rimanere spettatori passivi. È un promemoria che la lotta per la bellezza e la giustizia continua, e che ognuno di noi ha un ruolo da svolgere.
In definitiva, *La Belleza* non è solo un album; è un manifesto musicale, un’esperienza che sfida le convenzioni e invita all’introspezione. Se c’è una lezione che possiamo trarre da questo viaggio, è che la bellezza è intrinsecamente legata alla nostra storia e alla nostra identità. E mentre ascoltiamo, ci troviamo a riflettere su chi siamo e su chi vogliamo essere. In un mondo in continua evoluzione, Pimienta ci ricorda che la musica può essere un potente strumento di cambiamento, un modo per connetterci e per celebrare la nostra autenticità.