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Nel mondo contemporaneo, dove le ingiustizie sociali sembrano moltiplicarsi come funghi tossici, emerge un artista che non ha paura di alzare la voce. Sto parlando di HOODLUM, il rapper texano che ha fatto del suo freestyle un potente strumento di protesta. La sua canzone “Better Dayz (Freestyle)” non è solo un pezzo musicale; è un grido disperato contro le atrocità che si consumano nelle strade. E non mi dica che non lo sa, perché lo sa.
L’inizio di un incubo
La situazione è questa: HOODLUM pubblica un brano e, puff, YouTube lo banna. Perché? Dicono che interferisce con i voti, che roba da matti! Certo, non ci sorprende che un artista che parla di ingiustizie venga silenziato. Ma lui non si fa intimidire: “Non voglio che la mia voce venga soffocata”, dice con un tono che fa tremare le pareti. E onestamente, chi potrebbe biasimarlo?
La realtà che brucia
In “Better Dayz (Freestyle)”, HOODLUM non si limita a raccontare; descrive un panorama desolante dove l’ICE fa irruzione nelle vite delle persone, dove i bambini temono di perdere i genitori, dove la comunità è lacerata dalla paura. “Non fidarti del prete, non fidarti dell’insegnante”, rima con una sincerità che colpisce come un pugno nello stomaco. Ma la verità è che ci fa sentire a disagio, ci costringe a guardare in faccia la realtà. E chi di noi ha voglia di affrontare i propri fantasmi?
Il potere della musica
La canzone non è solo un pezzo di denuncia: è un viaggio nei ricordi, in un sogno malinconico che si trasforma in incubo. HOODLUM sa come mescolare nostalgia e amarezza, e questa è la sua forza. La sua voce rotta racconta storie di vita e morte, di lotta e speranza. È un artista che, mentre rima, ti fa sentire la pressione della vita che schiaccia, e ti invita a riflettere sulla tua esistenza. Ma alla fine, ci chiediamo: è tutto un grande spettacolo?
Un artista poliedrico
Non è la prima volta che HOODLUM affronta temi politici. Già in passato, con “B.I.A (Brown in Amerikka)”, ha messo in luce le violenze sistematiche e la corruzione. E ora, con il suo ultimo brano “Burn It Down”, si fa portavoce di una generazione stanca di subire. “Dicono che verranno a prenderci, ma non possono prendere tutti”, afferma, con una determinazione che fa tremare. E ci chiediamo: sarà davvero così?
La comunità in lutto
Durante la nostra conversazione, emerge un fatto inquietante: la vita di molti nella sua comunità è segnata dalla paura. HOODLUM racconta storie di persone buone, di famiglie distrutte e di un sistema che sembra predare i più vulnerabili. “È un ciclo senza fine”, dice, mentre i bambini giocano in sottofondo, ignari del dramma che si consuma attorno a loro. E noi, spettatori passivi, cosa facciamo?
Conclusione? Non ci sarà
La verità è che la musica di HOODLUM è una luce in un tunnel buio, ma ci lascia con più domande che risposte. Cosa significa davvero vivere in un posto dove la paura è all’ordine del giorno? Cosa possiamo fare noi, che siamo lontani dalle strade di San Antonio? La sua musica ci invita a pensare, a riflettere, ma soprattutto a non rimanere in silenzio. E mentre ci allontaniamo, ci chiediamo: chi ascolterà davvero?