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Che tristezza, eh? Un altro giorno in cui ci si rende conto di quanto questo mondo possa essere crudele. Arisa, la nostra regina della musica pop, ha appena vinto il Nastro d’Argento 2025 per la Migliore Canzone Originale con il suo pezzo “Canta ancora”, ma che bel riconoscimento! In un’epoca in cui il bullismo imperversa e i giovani si suicidano, la sua musica sembra quasi un tentativo di risollevarci dalla melma.
Una canzone che parla di bullismo
Pubblicata l’11 ottobre, “Canta ancora” non è solo un brano qualsiasi. È un grido di aiuto, un inno al coraggio delle madri, e un pesante fardello che si porta dietro la storia tragica di Andrea Spezzacatena, un ragazzo che, a soli quindici anni, ha deciso di abbandonare questo mondo. Arisa, con la sua voce, riesce a dare vita a una narrazione che dovrebbe farci riflettere. Ma chi si ferma mai a riflettere, oggi? Forse solo chi è stato toccato da vicino da questa piaga sociale.
La profonda connessione con la madre
Arisa ha dichiarato che, quando canta, pensa a tutte le madri che portano il peso del mondo sulle spalle. Ma che fatica, eh? Quante madri si trovano impotenti di fronte all’ignoranza e all’odio? “Una madre non smette mai di amare”, dice. Eppure, quanti di noi hanno davvero apprezzato il sacrificio delle madri? Il loro amore incondizionato? “Canta ancora” è un modo per ricordare a tutti che ogni vita merita rispetto, ma nel frattempo, il mondo continua a girare come se nulla fosse.
Il bullismo come tema centrale
La canzone affronta il bullismo in modo diretto e sensibile. E chi può dire che non ci siano stati momenti in cui abbiamo tutti assistito a episodi di questo tipo? È una realtà che non possiamo ignorare. Arisa mette in luce il dolore e la solitudine di chi è vittima di bullismo, e non è solo una questione di parole. È un tema che dovrebbe scuotere le coscienze, ma siamo davvero pronti a cambiare?
Un messaggio di speranza?
“Canta ancora” è un tentativo di dare voce a chi non ce l’ha più. Ma, a che serve? Le cicatrici del bullismo possono essere devastanti, e la perdita di un figlio? Nessuna canzone potrà mai risolvere quel dolore. Eppure, Arisa spera che il suo pezzo possa essere una carezza per i cuori infranti. Ma ci crediamo davvero, o è solo una bella frase da mettere in una conferenza?
Conclusione aperta
In un mondo in cui la superficialità regna sovrana, come possiamo prendere sul serio un messaggio del genere? A volte ci si chiede se il nostro amore per la musica possa davvero cambiare qualcosa. Ma chi lo sa? Magari l’unica cosa che possiamo fare è ascoltare, e nel farlo, ricordarci che, anche nel dolore, la voce conta. E chissà, magari un giorno, questo messaggio arriverà a chi ne ha più bisogno. O forse no.