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Immaginate di trovarvi a un concerto, l’atmosfera è carica di energia, e improvvisamente il cantante vi sbatte in faccia il suo disprezzo per chi ha votato Trump. Ecco, questo è esattamente ciò che è successo quando Ronnie Winter, frontman dei Red Jumpsuit Apparatus, ha deciso di lanciare un attacco frontale ai suoi fans cristiani che hanno espresso la loro preferenza per l’ex presidente. Una situazione che non solo fa sorgere delle domande, ma che mostra quanto possa essere tossica la politica anche nel mondo della musica.
Il messaggio provocatorio di Ronnie Winter
In un video postato su Instagram, il buon Ronnie ha esordito dicendo: “Ciao, sono Ronnie Winter. Se hai votato per Trump e ti consideri cristiano, dovresti vergognarti. Non sei il benvenuto ai miei concerti.” E qui la situazione si fa piccante, perché non è solo una questione di preferenze politiche, ma una vera e propria guerra di ideali. Chi si crede di essere, questo tizio, per escludere gente dai suoi spettacoli? Ma, certo, nella sua testa, lui è il custode della vera fede e della buona musica, come se ci fosse un’unica via per godersi la vita.
La critica ai “woke”
Winter non si ferma qui. Anzi, avverte che chi osasse presentarsi ai suoi concerti si troverebbe a dover affrontare una valanga di “propaganda woke”. Che meraviglia! Chi l’avrebbe mai detto che un concerto di rock potesse trasformarsi in una sorta di raduno di accettazione universale? Ma poi, chi è lui per stabilire cosa è accettabile e cosa no? Il messaggio è chiaro: se non la pensi come lui, allora sei fuori. Ma la cosa divertente è che lui stesso si dichiara seguace delle parole di Gesù, come se la sua interpretazione fosse l’unica valida. E ci si chiede: ma non è proprio questo il problema? La divisione. La sua spocchia fa quasi ridere, non trova?
La musica e la politica: un mix esplosivo
La musica dovrebbe unire, non dividere. È ironico come un artista che ha sfondato nel 2006 con una canzone che parla di abusi e sofferenza ora si erga a giudice dei suoi ascoltatori. “Face Down” è diventato un inno per molti, ma a quanto pare, non per tutti. E così, chi ama la sua musica ma non condivide la sua visione politica è chiamato a rimanere a casa. Geniale, vero? Una mossa che potrebbe costargli più di un paio di biglietti venduti, ma che, alla fine, lo fa sentire potente, come se avesse il controllo di un mondo che in realtà non gli appartiene.
Il futuro dei Red Jumpsuit Apparatus
Con concerti pianificati fino a giugno e una carriera che ha visto alti e bassi, il gruppo non è più quello di un tempo. Ma chissà, forse questa polemica darà loro una nuova spinta. Dopo tutto, il dramma vende, e se c’è una cosa che il pubblico ama, è il conflitto. Anche se il messaggio di accettazione e amore che lui proclama sembra contraddire il suo comportamento, la verità è che la musica, in un modo o nell’altro, continuerà a suonare. E mentre Ronnie si erge a paladino della giustizia, il resto di noi si chiede: chi ha bisogno di nemici quando si hanno amici come lui?