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Immagini un tizio, un CEO con la testa tra le nuvole, che decide di portare una band rock leggendaria a esplorare il Titanic. Sì, sto parlando di Stockton Rush e della sua OceanGate. Ma chi diavolo credeva di essere? Un moderno conquistatore degli abissi? Eppure, nel bel mezzo di un sogno stravagante, la realtà ha colpito come un pugno nello stomaco.
Un sogno bizzarro
Nel nuovo documentario “Titan: The OceanGate Submersible Disaster”, rilasciato su Netflix, si racconta di questo imprenditore che sognava in grande. Pare che volesse portare i Pearl Jam nel suo sottomarino, un’idea che rasenta il ridicolo. Ma chi non vorrebbe essere avvolto dalle melodie di Eddie Vedder mentre si immerge nel buio dell’oceano? Forse Rush aveva bisogno di un po’ più di realismo e un po’ meno di follia.
“Avevano idee folli, come portare Pearl Jam nel sottomarino”, ha dichiarato un videografo di OceanGate. Ma, parliamoci chiaro: chi ha mai visto Rush al concerto di Pearl Jam? Non ci sono prove che fosse un fan! Eppure, questo non ha fermato il suo delirio di grandezza.
Il viaggio verso il disastro
Il 18 giugno 2023, Rush e quattro passeggeri, tra cui un esploratore francese e un miliardario britannico, sono partiti per vedere il relitto del Titanic, a oltre 12.500 piedi sotto il livello del mare. Immaginiamo la scena: un gruppo di privilegiati, nel loro sottomarino costato una fortuna, pronti a scoprire i segreti di un naufragio. Ma, come spesso accade, la realtà ha colpito duro. Meno di due ore dopo il tuffo, il contatto con il sottomarino è andato perso.
Dopo giorni di ricerche, il relitto è stato trovato e la verità è emersa: il sottomarino era imploso. E tutti a bordo? Morti all’istante. Un finale tragico per una storia che era iniziata come un’avventura da rockstar.
Suoni di avvertimento e la follia di Rush
Durante le spedizioni, i passeggeri hanno riferito di aver sentito “rumori di colpi”, avvertimenti che il sottomarino stava fallendo. E chi ha ascoltato questi segnali? Rush li ha liquidati come semplici inconvenienti, mentre il suo sogno affondava nel silenzio dell’oceano. Una vera e propria sinfonia dell’autoinganno, non trova?
E l’ultimo suono? Quello che ha segnato la fine della comunicazione? Non posso fare a meno di immaginare che fosse il grido disperato di un uomo che si è trovato di fronte alla realtà della sua follia. La vita dei passeggeri valeva davvero il rischio per un sogno così stravagante?
La lezione non imparata
Ora, mentre il documentario scorre e le immagini di Rush e dei suoi passeggeri si susseguono, ci si deve chiedere: cosa avremmo fatto noi al loro posto? Avremmo rischiato tutto per un’avventura? O avremmo ascoltato la ragione? La verità è che, in fondo, siamo tutti un po’ come Rush. Sognatori che a volte si dimenticano di guardare dove mettono i piedi. E mentre i Pearl Jam continuano a suonare, il Titanic giace nel suo silenzio eterno, un promemoria di quanto possa essere sottile il confine tra sogno e realtà.