Nation of Language: il nuovo album Dance Called Memory che promette di deludere

Un nuovo album e un tour che promette di far tremare i palchi. I Nation of Language ritornano con Dance Called Memory.

Ah, la musica. Quella cosa che ci fa dimenticare il disastro quotidiano. E ora, i Nation of Language tornano a farci battere il cuore con il loro nuovo album, “Dance Called Memory”, in uscita il 19 settembre. Ma chi crede che basti un bel titolo per farci vibrare? Già, perché il mondo è pieno di promesse non mantenute e di dischi che non fanno altro che raccogliere polvere. Ma lasciamo da parte il cinismo per un attimo e vediamo se questi ragazzi di Brooklyn ci stupiranno.

Un album che promette bene

Con “Dance Called Memory”, la band segna il suo esordio con Sub Pop, un’etichetta che ha fatto la storia e non ha bisogno di presentazioni. Il produttore Nick Millhiser è tornato per dare una mano, dopo aver già collaborato con loro in “Strange Disciple”. E chi non vorrebbe un tocco di magia nella propria vita? Cosa ci sarà di nuovo in questo lavoro? Sarà il classico mix di chitarre che ci fa vibrare, o ci ritroveremo a danzare in un mare di nostalgia? Ma aspettiamo di sentire il singolo “I’m Not Ready for the Change”; se il titolo non è già un campanello d’allerta, non so cosa lo sia.

Il tour: una marcia trionfale

Poi c’è il tour, perché non si vive di solo album. Dopo aver supportato i Death Cab for Cutie, i Nation of Language si preparano a un’autentica traversata attraverso Nord America e Europa. Le date, un vero e proprio viaggio nel tempo, si snodano come un serpente affamato, pronto a divorare ogni palco. E chi potrebbe rimanere indifferente di fronte a una lista di concerti che tocca tutte le città più cool? Dalla gente di Seattle a quella di Milano, tutti in attesa di scoprire se l’album reggerà il confronto dal vivo.

Le tracce: un assaggio di follia

Ma parliamo delle canzoni. La tracklist è una vera e propria sfilata di titoli che sembrano promettere fuoco e fiamme. Da “Can’t Face Another One” a “Nights of Weight”, ogni pezzo sembra un piccolo mondo a sé stante, pronto a esplodere. Chi non si è mai sentito incapace di affrontare un’altra giornata? Il dolore e la bellezza della vita condensati in tre minuti di musica. Ecco, ci siamo: la musica che ci fa sentire vivi, anche quando il mondo intorno è un disastro.

Un’epoca di avventure

Insomma, “Dance Called Memory” è più di un semplice album; è un invito a esplorare, a sentire, a vivere. E mentre ci prepariamo a immergerci in questo nuovo capitolo, la domanda sorge spontanea: il mondo è pronto a lasciarsi travolgere da questa onda di energia? O continueremo a nasconderci dietro le nostre scuse? I Nation of Language si sono fatti sentire e ora tocca a noi reagire. Ma chi se ne frega, giusto? La musica è un viaggio, e noi siamo qui per la corsa.

Scritto da Redazione

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