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La musica, a volte, diventa un campo di battaglia. Little Simz, la rapper che ha fatto tremare le fondamenta dell’industria musicale, ci propone il suo nuovo album, ‘Lotus’, che è come un’irruzione in un mondo in cui il dolore e la creatività si intrecciano in modo inestricabile. Quest’anno, la sua vita personale è stata un vero e proprio catastrofico spettacolo, con un’ex amicizia che si è trasformata in un contenzioso legale. E ora, con un debito di 1.7 milioni di sterline a pesare sulle sue spalle, Simz si ritrova a dover affrontare non solo i demoni esterni, ma anche quelli interni.
Un album come un diario aperto
Simz descrive ‘Lotus’ come il suo diario, un’espressione senza filtri della sua vita. Ma chi crederebbe a una storia così? La vulnerabilità di una persona che si espone completamente è affascinante, ma la realtà è che molti di noi non sono pronti a vedere il riflesso della propria miseria. Lei ha messo in musica la sua frustrazione, la sua ansia e la sua rabbia, portandoci in un viaggio attraverso la sua psiche tormentata. È una sorta di terapia musicale, dove ogni traccia è un capitolo di una storia che parla di lotta, perdite e di come, ironicamente, le cadute possano generare arte.
Energia pura e rabbia trasformata
Il primo brano, ‘Thief’, è un colpo al cuore: Simz non si tiene nulla dentro. Le chitarre post-punk creano un’atmosfera che fa venire i brividi, mentre le sue parole sono come lame affilate. Accusa un malefico personaggio, l’ex amico Inflo, di averle rubato non solo i soldi, ma anche il suo potere creativo. “Mi dispiace per tua moglie”, dice, come se stesse lanciando un jolly in un gioco sporco, e chi non vorrebbe essere parte di quel dramma? La crudeltà della verità è che le relazioni possono diventare fango, e Simz lo sa bene.
Il suono di una nuova era
Con il produttore Miles Clinton James al timone, ‘Lotus’ abbandona le opulente produzioni passate per un suono più crudo e diretto. È come se avesse deciso di spogliarsi da ogni orpello e mostrarsi nuda. Le canzoni si muovono tra jazz, Afrobeat e rock, creando una miscela che è sia avvincente che disarmante. Ma, attenzione, non tutto è oro ciò che luccica. Alcuni brani rischiano di sembrare superficiali, come se la leggerezza della musica facesse a pugni con la pesantezza dei temi trattati. Quante volte si può parlare di fama e paura senza scivolare nel banale?
Collaborazioni e introspezione
La presenza di collaboratori come Sampha e Michael Kiwanuka aggiunge una dimensione ulteriore all’album, ma è la voce di Simz a dominare. La sua onestà è disarmante. Le sue parole scorrono come un torrente in piena, e ogni rima è un colpo al cuore. Parla della sua paura di arrendersi, della paranoia che la attanaglia, portandoci in una sorta di seduta di terapia collettiva. Ma chi ha davvero voglia di esporsi così tanto? La vulnerabilità ha un prezzo, e Simz sembra essere disposta a pagarlo.
Riflessioni finali
‘Lotus’ non è solo un album; è un viaggio attraverso il buio e la luce, un’esplorazione della psiche di un’artista che, nonostante tutto, continua a lottare. Il suo percorso non è per i deboli di cuore, eppure, in un certo senso, ci invita a riflettere sulle nostre stesse battaglie. Ma alla fine, chi se ne frega? La vita è un palcoscenico e noi siamo solo attori che recitano in un dramma insensato.