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In un periodo in cui i diritti fondamentali sembrano essere messi in discussione, ecco che il rap emerge come un urlo di protesta. I referendum che si avvicinano non sono solo numeri da mettere in un’urna: sono battaglie per la dignità e la giustizia. Ma chi se ne frega, giusto? La musica, e in particolare l’hip hop, deve farsi strumento di cambiamento, altrimenti che senso ha? Se non si usa per scuotere le coscienze, è solo un rumore fastidioso.
Il potere della musica come mezzo di protesta
Militant A, uno dei nomi di spicco della scena, racconta di come sia nato il suo ultimo brano, “Raperendum”. Un titolo che è tutto un programma, un grido che rompe il silenzio assordante dell’indifferenza. “Mi ha scritto Mastafive: ‘Bro, ti va di fare una strofa per il referendum?’ E io, che non so dire di no, ho risposto di sì. Ma cosa ci si aspetta da un paese che si è abituato a non sapere nulla? La gente è lì che dice: ‘Ah, boh… ma che è?’ Proprio questo è il colpo basso del governo: farci credere che tutto sia ininfluente, che non valga la pena di alzarsi dalla poltrona per andare a votare.
La musica come veicolo di informazione
Il rap deve diffondere conoscenza, entusiasmo, e non solo palle. Abbiamo bisogno di stimoli e di persone che ci ricordino che i referendum hanno cambiato la storia della Repubblica. Dalla privatizzazione dell’acqua a quello sul nucleare, fino a questioni di diritti civili. Ma chi se ne ricorda? La storia è piena di battaglie vinte e perse, eppure molti oggi non sanno nemmeno di cosa si stia parlando.
Il silenzio assordante dell’indifferenza
Il silenzio, quello sì, è una tattica ben collaudata. Se non si parla, non si sa, e quindi non si va a votare. Ma chi si prende la responsabilità di rompere questo circolo vizioso? Militant A non ha paura di sporcarsi le mani, di dire le cose come stanno. “Il rap e la musica devono fare la loro parte”, afferma con fervore. Ed è proprio questo che ci serve: un’esplosione di energia che ci ricordi che il nostro voto conta, che ogni singola voce fa la differenza.
Riflessioni finali: un futuro incerto
Che dire? Siamo in un momento cruciale, eppure sembra che nessuno se ne accorga. I rapper chiamano a raccolta, ma il pubblico risponde con un’alzata di spalle. Eppure, l’arte non può rimanere in silenzio. È tempo di riflessione, di azione, di mobilitazione. Ma chissà se ci sarà qualcuno disposto a seguire l’appello. Magari il prossimo brano di Militant A ci sorprenderà, oppure rimarremo qui, a sentire l’eco delle parole non dette, mentre il mondo continua a girare senza di noi.