Gabbo e dJazz: un progetto musicale che sfida le convenzioni del jazz e hip hop nel 2025

Gabbo presenta dJazz, un progetto che unisce jazz e hip hop in modo unico e coinvolgente.

In un mondo musicale saturo di banalità, dove le note sono spesso ridotte a mero rumore di fondo, Gabbo emerge come un faro di speranza con il suo progetto dJazz. Ma chi è davvero Gabbo? Un bassista e produttore romano, già celebre per il suo lavoro con i Cor Veleno, ora si lancia in una fusione audace di jazz e hip hop che non è solo un esperimento, ma una vera e propria dichiarazione d’intenti. Ci troviamo di fronte a un disco che vibra di groove e storia, un punto di partenza per una nuova era musicale. E mentre il mondo balla al ritmo di canzoni usa e getta, lui ha il coraggio di riscrivere le regole del gioco.

Un viaggio tra leggende e novità

Dentro dJazz convivono standard leggendari e collaborazioni che sfidano ogni aspettativa. Da Giant Steps a Cantaloupe Island, passando per l’energia travolgente di Four, Gabbo reinterpreta questi brani con un rispetto profondo per le loro radici, ma con la libertà di riscriverle come meglio crede. Non stiamo parlando di un semplice tributo, ma di un atto di ribellione contro la stagnazione musicale. Gabbo non cerca di spiegare; lui incarna la fusione. E lo fa con un dream team di turntablist e musicisti, da DJ Baro a Massimo Moriconi, fino a DJ Craim e Squarta. E la domanda sorge spontanea: chi ha il coraggio di dire che la musica strumentale non ha più spazio nel panorama italiano?

La genesi di un progetto audace

Durante una chiacchierata con Gabbo, emerge la spontaneità che ha caratterizzato la nascita di dJazz. “Amo il jazz e l’hip hop”, confessa, “entrambi fanno parte del mio percorso musicale e di vita, quindi non ho fatto altro che esternare quello che sono”. Ecco, signori, il segreto del successo: autenticità. Cresciuto in una famiglia di musicisti, Gabbo ha respirato jazz e black music fin dalla nascita. I brani che ha scelto non sono solo note su un pentagramma, ma ricordi di viaggi in macchina e momenti in famiglia. E alla fine, la musica diventa un ponte tra passato e presente. Ma chi si preoccupa di tutto questo in un’epoca in cui la superficialità regna sovrana?

Un approccio unico alla musica

È interessante notare come Gabbo, pur rispettando l’energia e la complessità di Miles Davis, abbia mantenuto un suo stile personale. “Non so se sia il modo giusto di operare”, ammette, “ma questo è il nostro punto di vista, senza pretese”. E chi non ha mai sognato di essere un allenatore di calcio con un Maradona nella propria squadra? Gabbo ha trovato il suo “Maradona” in artisti straordinari come Massimo Moriconi, che ha suonato in tre tracce del progetto. E chi meglio di un gigante del jazz per mantenere la tradizione mentre si guarda al futuro?

Ma non è tutto. I giradischi, strumenti fondamentali della cultura hip hop, sono parte integrante di questo viaggio. I DJ coinvolti sono dei fuoriclasse, capaci di dare un colore unico ai brani. E chi può negare che il ruolo del DJ sia cruciale in questo contesto? Gabbo lo riconosce e celebra il potere degli scratch, un omaggio a Herbie Hancock e alla sua visione innovativa. Ma, davvero, chi si interessa di queste dinamiche in un’epoca in cui la musica è spesso ridotta a semplice intrattenimento?

Conclusioni? Forse, ma non proprio

Gabbo, con la sua sub-label Culto Diskey, insieme a Squarta, si propone di accompagnare gli artisti in un percorso di crescita. Ma mentre l’industria musicale si muove a ritmo di scandali e superficialità, lui sembra avere una visione chiara: potenziare i progetti musicali, visivi e comunicativi degli artisti. La domanda rimane: riuscirà a sfondare questa bolla di mediocrità? Solo il tempo potrà dirlo, ma una cosa è certa: con dJazz, Gabbo ha già fatto sentire la sua voce. E la domanda è: chi avrà il coraggio di ascoltarla?

Scritto da Redazione

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