Argomenti trattati
Una voce ruvida e inconfondibile, quella di Adriano Pappalardo, che ha attraversato le varie epoche della musica italiana con una carica viscerale. Ospite a “Da Noi… A Ruota Libera”, Pappalardo si è aperto con sincerità, svelando momenti intimi della sua carriera e dell’amicizia con uno dei giganti della musica italiana: Lucio Battisti. La sua testimonianza è carica di emozione e ricordi, il che ci fa riflettere su quanto queste connessioni umane possano influenzare il nostro percorso artistico.
Il primo incontro con Lucio Battisti
“Mi bastò cantare una volta sola perché Lucio mi offrisse un contratto”, ha dichiarato Pappalardo visibilmente commosso. Ricorda ancora le parole di Battisti: “In questo mondo o sfondi o ti sfondano”. Una frase che è diventata un mantra nella sua vita, un insegnamento che ha accompagnato il suo percorso musicale. Battisti non cercò mai di cambiare Pappalardo; al contrario, lo accolse così com’era, permettendogli di brillare e di trovare il suo posto nel panorama musicale. “A lui devo tutto”, ha aggiunto, sottolineando l’importanza di quel legame.
Un’amicizia oltre la musica
Il loro rapporto andava oltre il semplice lavoro in studio; era una vera amicizia. Pappalardo racconta di come, quando Lucio si trasferì a Roma, iniziarono a condividere momenti quotidiani. “Lui faceva surf, io andavo in barca a vela. Gli insegnai a correre: il suo obiettivo erano dieci chilometri, e li fece. Poi mi ringraziò in ‘E già’, un disco che racchiude un pezzo del nostro tempo insieme”. L’affetto che Pappalardo prova per Battisti è palpabile, dipingendo un quadro di due artisti che si supportavano a vicenda, non solo nella musica ma anche nella vita. “Lucio aveva un cuore grande e una mente brillante. Lo amavo davvero”, conclude, quasi sussurrando.
I primi passi nella musica
Ma la strada per il successo non è stata sempre facile. Pappalardo ricorda i suoi inizi, quando la sua voce sembrava un ostacolo. “Da ragazzo cantavo a scuola. Amavo Morandi, Ranieri, voci bellissime e limpide… ma la mia era diversa”, racconta. E qui entra in gioco un momento di rivelazione: “Un giorno in radio sentii James Brown e pensai: ‘Ecco, lui canta come me’. Fu una vera epifania”. Da quel momento, la sua voce graffiata e potente sarebbe diventata il suo marchio distintivo.
Essere interpreti, non solo cantanti
Oggi, Pappalardo si definisce un interprete più che un semplice cantante, fedele a un’idea di musica che nasce dal cuore. “Lucio non mi ha insegnato a cantare – dice – mi ha insegnato a restare me stesso. È la lezione più grande”. Un’affermazione che risuona forte, in un’epoca in cui spesso ci si sente costretti a conformarsi a standard predefiniti. La sua è una riflessione profonda sull’autenticità, una qualità rara nel mondo della musica, dove l’apparenza può spesso avere la meglio sul contenuto.
Un tributo senza tempo
Il tributo di Adriano Pappalardo a Lucio Battisti è raro e sincero, privo di retorica ma ricco di quella verità cruda che ha sempre caratterizzato i suoi brani. A distanza di decenni, il legame con Battisti rimane vivo, come un’eco che attraversa il tempo e restituisce significato al viaggio artistico di un uomo che non ha mai avuto paura di cantare con l’anima. “La musica è tutto per me”, afferma, con la passione che solo chi ha vissuto l’arte sulla propria pelle può esprimere.