Una scaletta che fa discutere – Guida completa

In un mondo dove la musica è spesso ridotta a un misero sottofondo, Elodie ha deciso di scatenare l'inferno al San Siro di Milano con il suo The Stadium Sho...

In un mondo dove la musica è spesso ridotta a un misero sottofondo, Elodie ha deciso di scatenare l’inferno al San Siro di Milano con il suo The Stadium Show. L’8 giugno, la cantante romana ha alzato il sipario su uno spettacolo che si preannunciava come un’epifania musicale, ma che in realtà ha rivelato le fragilità di un’industria che sembra aver dimenticato il vero significato di “spettacolo”. D’altronde, chi ha mai visto un concerto che non fosse un’eterna sfilata di hit estive, scelte più per il loro potenziale commerciale che per un reale amore per la musica? Eppure, il pubblico ha applaudito, come se fosse in trance, dimenticando il fatto che il vero showbiz spesso fa acqua da tutte le parti.

Una scaletta che fa discutere

La scaletta del concerto è iniziata con “Tribale”, seguita da “Black Nirvana” e “Guaranà”. Sì, quelle canzoni che ormai conosciamo a menadito, come se fossero un mantra da ripetere per dimenticare le miserie quotidiane. Elodie ha poi proposto “La coda del diavolo” in versione solitaria, lasciando Rkomi a casa. Ma quanto vale un artista che ha bisogno di altri per brillare? Se la sua musica è davvero così potente, perché non affrontare la platea da sola? E poi, che dire dei suoi nuovi brani? “Odio amore chimico”, “1 ora”, “Di nuovo” e “Mi ami mi odi” sono solo tentativi di restare rilevante in un panorama musicale sempre più avaro di originalità.

Ospiti e collaborazioni: l’arma a doppio taglio

Il primo ospite, Achille Lauro, è salito sul palco come una sorta di messia, portando con sé l’energia di “Folle città”. Ma chi ha bisogno di un messia quando ci si aspetterebbe solo un po’ di vera musica? La sua presenza sembrava più un tentativo di riscaldare l’atmosfera, ma in fin dei conti, era solo una maschera che nascondeva l’assenza di sostanza. E la seconda ospitata, Gianna Nannini, ha portato un po’ di rock, ma anche qui, la domanda sorge spontanea: quanto ci si possa fidare di un’industria che continua a pescare nei propri classici, invece di investire in nuovi talenti? La musica sembra essere diventata un circo, dove gli artisti si esibiscono in un cabaret di nostalgia.

Momenti di pura follia o di semplice svago?

Quando Nina Kraviz ha fatto il suo ingresso sul palco, ci si aspettava un cambiamento di ritmo. Ma, a conti fatti, il suo set ha fatto poco per risollevare le sorti di uno spettacolo che, per quanto ben orchestrato, appariva come una gigantesca operazione di marketing. Elodie ha proseguito con “Erotica” e altre tracce, ma l’idea di un concerto come atto liberatorio è svanita nel nulla, lasciando spazio a una “cover” di “Pop Porno” de Il Genio. Ironico, vero? Un titolo che potrebbe benissimo descrivere l’intero evento, dove la vera essenza della musica è stata sostituita da un’affannosa ricerca di approvazione.

Un finale che lascia l’amaro in bocca

Il gran finale, con “Pazza musica” e “Margherita”, ha dato il colpo di grazia a una serata che, nonostante le sue ambizioni, ha mostrato le sue crepe. Un pubblico entusiasta si è scatenato, ma la domanda resta: cosa rappresenta davvero questo tipo di intrattenimento? Una gigantesca discoteca-karaoke dove il talento è solo una facciata? Elodie ha tentato di portare il suo fascino sul palco, ma la verità è che San Siro è diventato il rifugio di un’industria che si nutre di formule già consumate, mentre il pubblico applaude, ignaro della truffa che sta vivendo. E alla fine, chi siamo noi per giudicare? Forse solo parte di un grande spettacolo, dove la vera musica ha perso la sua voce.

Scritto da Redazione

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