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Quando si parla di musica sperimentale, le aspettative sono sempre alte e il desiderio di innovare è palpabile. James Krivchenia, noto per le sue collaborazioni con artisti di spicco e per il suo lavoro con i Big Thief, ha recentemente pubblicato il suo debutto solista, *Performing Belief*, sotto l’etichetta Planet Mu. Questo lavoro è stato accolto con grande curiosità, ma ci si chiede: è davvero all’altezza delle aspettative? La risposta è più complessa di quanto si possa pensare.
Un viaggio attraverso suoni e stili
*Performing Belief* si presenta come una sorta di collage sonoro, dove diversi stili musicali si intrecciano in una danza di ritmi e melodie. Krivchenia ha collaborato con Joshua Abrams e Sam Wilkes, cercando di dare vita a un suono che spazia dal microhouse alla folktronica. Tuttavia, nonostante le buone intenzioni, l’album sembra mancare di coesione. Certo, ci sono momenti di pura bellezza, come in “Judge the Seeds”, dove una fusione di strumenti crea un’atmosfera quasi magica. Ma, ahimè, ci sono anche brani come “Undesigned” che sembrano vagare senza meta, lasciando l’ascoltatore con un senso di incompiutezza.
Un approccio audace ma non sempre riuscito
La ricerca di Krivchenia di esplorare nuovi territori musicali è lodevole e, come molti artisti, lui sente il bisogno di sperimentare. Tuttavia, alcuni brani sembrano più esercizi di stile che composizioni complete. “Bracelets for Unicorns” inizia come una jam session improvvisata, promettendo chissà quali sviluppi, ma si perde in una serie di registrazioni ambientali e synth, lasciando l’ascoltatore a chiedersi se ci sia un vero scopo dietro a tale caos. È un po’ come quando si prova a cucinare un piatto elaborato ma si dimentica di seguire la ricetta – il risultato è spesso deludente.
Le luci e le ombre di Performing Belief
Se da un lato l’album mostra chiaramente il talento di Krivchenia nel creare atmosfere, dall’altro lato, la mancanza di energia e di un vero filo conduttore si fa sentire. “Metaphoric Leakage” riesce a fondere suoni naturali con una base musicale, creando un contrasto interessante. Ma in molti altri brani, le idee sembrano disperse. La sensazione è che ci sia una grande voglia di superare i confini musicali, ma che, in fin dei conti, si perda il senso di direzione.
Un artista alla ricerca della sua voce
Krivchenia è un artista che ha molto da offrire e le sue collaborazioni con nomi del calibro di Taylor Swift e Ed Sheeran parlano chiaro. Tuttavia, *Performing Belief* è un passo audace verso un territorio più personale e, in un certo senso, vulnerabile. I suoi tentativi di esplorare suoni e stili diversi sono lodevoli, ma l’album finisce per sembrare una raccolta di idee non completamente sviluppate. Come direbbe qualcuno nel settore, “ci sono molti semi piantati, ma pochi fiori sbocciati”.
Riflessioni finali
In definitiva, *Performing Belief* di James Krivchenia è un’opera che suscita emozioni contrastanti. Da un lato, c’è la bellezza di un artista che cerca di esprimere la propria voce e, dall’altro, la frustrazione di un lavoro che non sempre riesce a decollare. Personalmente, ritengo che ci siano momenti in cui Krivchenia riesce a toccare le corde giuste, ma il percorso è irregolare e spesso lascia l’ascoltatore con un senso di insoddisfazione. Chissà, magari nel prossimo lavoro riuscirà a trovare quell’equilibrio che tanto brama. Come molti sanno, la musica è un viaggio e non sempre la strada è dritta.