La magia di Eurovision: tra melodie e strategie vincenti

Cosa rende una canzone di Eurovision indimenticabile? Scopriamo insieme i segreti dei brani di successo.

Immagina di essere nel bel mezzo di una festa, con milioni di persone che ballano e cantano insieme. Questo è, in fondo, il cuore pulsante dell’Eurovision Song Contest, un evento che unisce culture e stili musicali da ogni angolo d’Europa e non solo. Con circa 163 milioni di spettatori l’anno scorso, ci sono potenzialmente 163 milioni di opinioni su cosa renda un partecipante perfetto. Ma che sia una ballata soul o uno spettacolo stravagante, ciò che conta è l’impatto emotivo e l’originalità.

Le due facce della musica di Eurovision

Secondo Joe Bennett, un musicologo forense del Berklee College of Music, esistono due stili musicali predominanti a Eurovision: il “Euro-banger” e la ballata lenta. I primi, come i brani vincitori della Svezia “Euphoria” di Loreen e “Heroes” di Måns Zelmerlöw, si caratterizzano per un’energia travolgente, superando i 120 BPM, mentre le ballate, come “Amar Pelos Dois” di Salvador Sobral e “Arcade” di Duncan Laurence, si attestano intorno ai 70 BPM.

È curioso notare come i testi delle canzoni di Eurovision spesso ricorrano a temi universali come l’amore e l’unità. Bennett sottolinea che molti brani cadono sotto sei grandi categorie: amore, unità, autoaffermazione, festa, storia e canzoni che parlano di musica. Personalmente, ritengo che l’autoaffermazione, come dimostrato dalla vittoria di Conchita Wurst con “Rise Like a Phoenix”, risuoni profondamente con il pubblico.

Lo spettacolo conta, ma non troppo

Un altro aspetto affascinante è l’importanza della scenografia. Thomas Stengaard, co-autore della canzone vincitrice danese del 2013, “Only Teardrops”, afferma che la semplicità della scenografia ha contribuito al suo successo. “Se chiedessi a un bambino di disegnare quella scenografia, potrebbe farlo facilmente. Era una ragazza senza scarpe, due ragazzi che suonavano la batteria e un flautista. Semplice, ma efficace!”

In effetti, Carrie Grant, vocal coach e membro della giuria britannica nel 2014, condivide questa visione. “Non c’è niente di peggio di un artista con uno spettacolo costoso ma con una performance scadente. Rende tutto molto meno memorabile.”

La chiave della melodia e della sorpresa

Un altro aspetto intrigante riguarda le tonalità delle canzoni. Negli ultimi anni, le canzoni in tonalità minore hanno preso piede, con l’85% dei finalisti del 2023 che ha eseguito brani in chiave minore. Questo è interessante, poiché la percezione comune (e un po’ superficiale) che le tonalità maggiori siano felici e quelle minori tristi è stata smentita. La chiave minore è più spesso associata a una certa profondità emotiva.

Come evidenziato da Elizabeth Hellmuth Margulis, ricercatrice della musica cognitiva, la nostra mente tende a collegare il suono di una canzone al suo contesto. Alcuni brani, come “What the Hell Just Happened” dei Remember Monday, sono stati scritti in chiave maggiore per risaltare in un mare di canzoni in tonalità minore. Questo approccio, pur essendo strategico, presenta delle difficoltà poiché il rischio di essere etichettati come “diversi” è sempre presente.

Il potere della ripetizione e delle sorprese

Per rendere una canzone memorabile, la ripetizione gioca un ruolo fondamentale. Tuttavia, Margulis avverte che una canzone non dovrebbe essere troppo ripetitiva. Al contrario, deve contenere sorprese che la rendano accattivante. Un esempio classico è il brano vincitore del 1981 dei Bucks Fizz, “Making Your Mind Up”, dove un cambiamento di tonalità è seguito da un memorabile cambio di costume. La giustapposizione tra un colpo visivo e sonoro è ciò che cattura l’attenzione.

Riflettendo sul futuro di Eurovision

Negli anni passati, le canzoni di Eurovision erano spesso derise per i loro testi senza senso. Anche se oggi la melodia rimane al centro, la necessità di ganci melodici potenti è più cruciale che mai. La gente deve poter cantare il ritornello, che deve essere accessibile e accattivante. E sebbene le variazioni tonali siano ancora presenti, nessuna canzone vincente ha utilizzato un cambiamento di tonalità nel ritornello finale dal 2007.

Insomma, Eurovision è un palcoscenico dove la musica e la performance si intrecciano in modi sorprendenti. Come molti sanno, ogni anno porta con sé nuove visioni e speranze. E chissà, magari il prossimo grande successo uscirà proprio da un’idea semplice ma geniale. Perché, in fondo, è proprio questo il bello della musica: la capacità di sorprendere e incantare.

Scritto da Redazione

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