Argomenti trattati
La crisi di identità ha colpito San Siro, e chi se ne frega. I Pinguini Tattici Nucleari, con la loro musica spavalda e provocatoria, sono tornati a farci volare, e non parlo di un volo metaforico. No, parlo proprio di quel senso di libertà che solo un concerto di questi matti può dare. Ma chi ha bisogno di regole quando si ha un palco e una folla assetata di musica? La serata si è aperta con coriandoli sparati in aria come se stessimo celebrando una festa di compleanno, e non un semplice concerto. Ma quale compleanno? Quello della musica, forse.
Il volo imprevedibile della musica
Già dall’incipit della scaletta, con brani come “Giovani Wannabe”, “Ringo Starr” e “Romantico ma muori”, i Pinguini hanno messo in chiaro che non c’è spazio per la banalità. La musica è un campo di battaglia, e loro sono i guerrieri. Ma come possono questi pinguini, che per definizione non volano, riuscire a decollare? La risposta è semplice: la musica è l’unico mezzo di trasporto che conta. E noi, bravi passeggeri, abbiamo preso il volo con loro.
Un repertorio che non delude
Il segreto del loro successo? Un repertorio che spazia tra hit indiscutibili e pezzi che scaldano il cuore, il tutto condito da una buona dose di ironia e disperazione. Brani come “Ricordi”, “La storia infinita” e “Amaro” non sono solo canzoni, ma vere e proprie esperienze di vita. E chi se ne frega se non è tutto perfetto? La bellezza sta proprio nell’imperfezione di un mondo che corre troppo veloce.
Un finale che lascia il segno
Quando lo show si avvia verso la conclusione, con “Rubami la notte” e “Pastello bianco”, ci si rende conto che i Pinguini non sono solo una band: sono un fenomeno sociale. La loro musica è un rifugio, un grido di libertà in un’epoca in cui tutto sembra andare a rotoli. E mentre i titoli di coda scorrono, ci si chiede: chi è il vero pinguino in questa storia? Forse siamo noi, che ci lasciamo trasportare dalla musica, dalla follia, dalla vita. E allora, scusate se è poco.