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La musica, si sa, ha un potere enorme, ma che dire quando viene usata senza il consenso dell’artista? Nancy Wilson, la leggendaria chitarrista delle Heart, ha appena lanciato un’accusa pesante: durante la parata per il 250° anniversario dell’Esercito degli Stati Uniti, la sua canzone “Barracuda” è stata suonata senza autorizzazione. E lei non ci sta. “Oggi, durante una parata organizzata dal Presidente Donald Trump, la nostra canzone è stata suonata senza il nostro permesso”, ha tuonato sui social media. Una situazione da denuncia, se non fosse che tutto ciò sembra ormai la norma nel mondo della politica americana. Ma, davvero, chi si sorprende?
Il potere della musica usata male
Wilson non ha solo espresso il suo disappunto per l’uso della sua musica in un contesto politico. Ha anche sottolineato che “Barracuda” non è stata scritta per essere utilizzata in eventi come quello. “È una canzone potente, scritta da Ann e me, e non è mai stata pensata per scopi politici”, ha aggiunto. Ma chi se ne frega delle intenzioni? In un’epoca in cui le canzoni diventano strumentalizzate da ogni angolo, ci si può davvero sorprendere? La musica è diventata un campo di battaglia, un’arma nelle mani di chi sa come usarla. E il risultato? Un cocktail esplosivo di avarizia e opportunismo.
Il messaggio di protesta
Nancy non è nuova a queste polemiche. Nel suo post, ha anche condiviso un’immagine di se stessa con un cappello che recitava “No kings but us”, un chiaro riferimento alle proteste che si sono verificate in tutto il paese contro le politiche della sua amministrazione. E chi potrebbe biasimarla? Quando la musica diventa un’arma politica, le conseguenze possono essere devastanti. Ma chi ascolta? Chi si ferma a pensare al significato di ciò che ascolta? Siamo tutti così presi dai nostri affari che non ci rendiamo conto di quanto sia profondo il baratro in cui ci troviamo.
Una critica alla cultura americana
Parlando con il Milwaukee Journal Sentinel, Wilson ha rivelato quanto sia difficile per lei identificarsi come americana in questo periodo. “Negli anni ’70, ci sentivamo imbarazzati a chiamarci americani a causa della politica sporca della guerra del Vietnam. E adesso? È ancora più imbarazzante”, ha dichiarato. Eppure, nonostante tutto, la sua musica continua a risuonare. Ma chi la ascolta davvero? Chi si prende la briga di capire il messaggio dietro le canzoni? Viviamo in un’epoca in cui la superficialità regna sovrana, e la musica è solo un’altra merce da sfruttare.