Lifeguard e il loro album Ripped and Torn: un urlo di rabbia contro l’apatia

L'album Ripped and Torn dei Lifeguard è una bomba sonora che scuote le fondamenta della musica indie.

Quando si parla di crisi, la musica è spesso l’unico rifugio. Eppure, l’album debutto dei Lifeguard, Ripped and Torn, è come un pugno nello stomaco, un manifesto di disagio che mette in luce la frustrazione di una generazione. In un contesto in cui il conformismo regna sovrano, questi ragazzi di Chicago, guidati dal ventenne Kai Slater, si scagliano contro l’apatia attraverso un sound che è tanto affilato quanto disarmante.

Un’arte cruda e autentica

Slater, chitarrista e co-vocalista, non si limita a suonare; crea un zine, Hallogallo, che è un inno al fai-da-te, un tributo alla cultura punk e mod degli anni ’80. Non è solo un modo per riempire pagine, ma un tentativo di dare voce a chi è stanco di sentirsi invisibile. Ripped and Torn non è solo un album; è una dichiarazione di guerra contro la banalità che attanaglia la scena musicale. La title track è un perfetto esempio di questa tensione, mescolando ritmi serrati e testi che risuonano come un eco di vite vissute ai margini.

Un viaggio sonoro tra alti e bassi

Ogni canzone è una montagna russa di emozioni. Prendiamo “It Will Get Worse”: inizia con una chitarra sonnacchiosa e un assalto di piatti, come se stessero cercando di svegliarci da un lungo sonno. Ma poi, bam! Il ritmo cambia e ti ritrovi a correre, inseguito da una batteria frenetica e da un basso che ti fa vibrare le ossa. Slater canta ripetutamente “no one around here”, come a voler sottolineare l’isolamento che ci circonda. Ma la vera forza di questo brano sta nella sua capacità di trasformarsi, di abbandonare le parole per un “la-la-la” liberatorio che fa esplodere la melodia in un tripudio di energia.

Creatività contro il rumore

È facile per una band giovane come i Lifeguard perdersi nel caos, ma qui c’è una lucidità disarmante. Non si tratta solo di rumore per il rumore: ogni nota è studiata, ogni ritornello è un colpo di genio. “Like You’ll Lose” sfocia in un ritornello che ti strazia il cuore, mentre “France And” si riduce a un mantra semplice: “Oh, oh/I am, I am”. È un gioco di parole che dimostra quanto possa essere potente anche il più semplice dei suoni.

Un legame con la storia musicale

Ascoltando, è chiaro che i Lifeguard non sono arrivati qui per caso. Si percepisce l’influenza di una miriade di generi, dalla cultura dub degli anni ’70 ai revival dance-punk. “Under Your Reach” apre con un basso che ti riporta indietro nel tempo, mentre “How To Say Deisar” è un chiaro omaggio ai Klaxons, mescolando nostalgia e innovazione. È come se ogni traccia fosse un pezzo di un puzzle più grande, un test di Rorschach musicale che riflette le esperienze e le emozioni di chi lo ascolta.

La genialità in pochi minuti

Ripped and Torn è un concentrato di creatività: solo mezz’ora di musica, ma densa come un mattone. I Lifeguard sanno quando fermarsi, e ogni interludio è un respiro necessario in un mondo che corre troppo veloce. La loro capacità di mantenere il controllo senza cedere all’autoindulgenza è ammirevole, soprattutto per ragazzi così giovani. È come se fossero bambini che stampano con una Risograph, lasciando le impronte delle loro idee su ogni pagina, senza paura di sporcare.

Un futuro da scrivere

La musica è un campo di battaglia, e i Lifeguard sono pronti a combattere. Ripped and Torn è solo l’inizio di qualcosa di straordinario. L’album non è solo un ascolto; è un’istruzione per i giovani artisti di oggi: non abbiate paura di essere rumorosi, di essere diversi. La vera arte non si conforma, e il loro lavoro è una prova che, a volte, il rumore è la cosa più bella che si possa sentire. E ora, mentre i riflettori si spengono, la domanda rimane: chi sarà il prossimo a sollevarsi e a sfidare il sistema? Siamo pronti ad ascoltare.

Scritto da Redazione

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