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In un panorama musicale dove spesso si cerca il banger perfetto, Joy Orbison emerge come una figura affascinante e, a tratti, riluttante a farsi etichettare come un re della pista da ballo. Con un percorso che affonda le radici nel hip-hop e si evolve verso sonorità più sperimentali, Joy, il cui vero nome è Peter O’Grady, ci porta in un viaggio sonoro che sfida le convenzioni. Ricordo quando ho ascoltato per la prima volta “Hyph Mngo”; è stato come un’illuminazione. Chi avrebbe mai pensato che un brano potesse catturare così tanto il senso di libertà e movimento?
Un viaggio tra hip-hop e dance
La carriera di Joy Orbison è iniziata nel 2009 con il brano che lo ha reso famoso, “Hyph Mngo”, ma la sua ricerca musicale è molto più profonda di quanto possa sembrare. Seppure le sue tracce come “Sicko Cell” e “Ellipsis” abbiano segnato la scena UK, Joy ha sempre cercato di andare oltre l’etichetta di semplice produttore di dance music. “A volte i kick possono essere fastidiosi”, afferma durante una conversazione. Chiaro, vero? Spesso ci si concentra solo su ciò che colpisce di più, dimenticando che la bellezza della musica risiede anche in ciò che non si sente immediatamente. L’idea di esplorare la musica attraverso campioni e texture lo ha portato a realizzare il suo album di debutto, “Still Slipping Vol. 1”, un’opera che intreccia registrazioni di vita quotidiana con loop downtempo, creando un’atmosfera intima e riflessiva.
Il potere del campionamento
Joy ha una passione particolare per il campionamento, specialmente per le voci. “Il campionamento ha qualcosa di futuristico per me”, racconta. Questo amore per le sonorità vintage si riflette nel suo ultimo singolo, “bastard”, realizzato con il rapper Joe James. In questo brano, Joy ha scelto di mantenere i ritmi al minimo, quasi assenti, e lascia che le parole fluiscano su un campione di Jai Paul. “All’inizio non avrei mai pensato di fare una cosa del genere”, dice con entusiasmo. “Ma per me, e per Joe, è stata l’idea più eccitante”. È chiaro che Joy non è interessato a seguire le tendenze, ma piuttosto a creare qualcosa di autentico e personale.
Riflessioni sulla musica e sul suo percorso
Durante la nostra chiacchierata, Joy si è aperto sulla sua relazione con il mondo della musica, rivelando che il hip-hop è stato uno dei suoi primi amori musicali. Cresciuto nel sud di Londra, spesso sintonizzava la radio per ascoltare i mix di DJ leggendari come Tim Westwood. “Era un’epoca in cui la musica rap era tutto”, confida. Questa passione per il rap è evidente nelle sue produzioni, dove non si limita a campionare, ma cerca di fondere generi diversi, creando un mix che fa vibrare sia i cuori che le menti.
Il futuro della musica secondo Joy
Guardando avanti, Joy Orbison non sembra avere intenzione di fermarsi. Con nuove collaborazioni all’orizzonte e un secondo album in preparazione, continua a esplorare il confine tra hip-hop e dance. La sua attitudine curiosa e il desiderio di sperimentare sono ciò che lo distingue nel panorama musicale contemporaneo. “Non sto inseguendo le mode”, dice con una certa determinazione. “Sto seguendo le mie intuizioni”. E questa, credo, è la chiave del suo successo: rimanere autentico in un’industria che spesso premia il conformismo.
In definitiva, Joy Orbison è molto più di un semplice produttore di dance music. È un innovatore, un esploratore di suoni e sensazioni, capace di creare atmosfere che parlano direttamente all’anima. E chissà, magari un giorno riuscirà a portare il suo mondo sonoro anche qui da noi, facendoci ballare e riflettere al tempo stesso.