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Quando ho sentito per la prima volta “Dumb Feeling”, l’apertura dell’album *Animaru* di Mei Semones, mi sono subito reso conto di trovarmi di fronte a qualcosa di unico. La giovane artista, laureata al Berklee College of Music, riesce a catturare l’essenza di New York con una freschezza che è rara nel panorama musicale attuale. “Questo è un posto speciale, ma quante volte mi sento davvero speciale?” canta, senza mai cadere nel pietismo. E, credetemi, questa ambivalenza è ciò che rende la sua musica così affascinante.
Un mix di influenze e suoni
Semones non è solo una vocalist; è una musicista a tutto tondo. La sua esperienza come chitarrista in ensemble jazz le conferisce un’abilità di adattamento e una presenza scenica che si riflette in ogni traccia del suo album. La band che la accompagna, composta da talenti come Noah Leong (viola), Claudius Agrippa (violino), Noam Tanzer (basso) e Ransom McCafferty (batteria), crea una fusione di stili che spazia dalla bossa nova all’indie fino al J-pop. È un viaggio sonoro che non lascia spazio a incertezze: *Animaru* è ben calibrato e ogni nota è studiata con cura.
La ricerca di connessione
Mei ha dichiarato di voler offrire ai suoi ascoltatori un rifugio musicale, un posto dove sentirsi meno soli. Questo concetto emerge chiaramente in brani come “I can do what I want”, dove affronta la questione della conformità: “Non mi importa se mi guardi, farò come voglio”. Questo è il tipo di messaggio che può risuonare profondamente, specialmente tra i giovani che cercano la loro strada. Eppure, in “Norwegian Shag”, la sua vulnerabilità viene a galla mentre riflette su una vita passata, cantando: “Mi chiedo se ci sia ancora una parte di me con te”. È in queste introspezioni che la sua musica trova il suo vero potere.
L’arte visiva e il tema animale
Non possiamo dimenticare l’aspetto visivo di *Animaru*. La copertina dell’album rappresenta un roditore con ali d’angelo, disegnato da sua madre. Questo mix di stranezza e dolcezza riflette perfettamente il suono di Semones, ma mi fa anche pensare: perché non osare di più? Non fraintendetemi, la musica è già eccezionale, ma ci sono momenti in cui sento che un pizzico di eccentricità in più potrebbe portare il tutto a un livello superiore.
Un viaggio attraverso la natura e l’umanità
I testi di *Animaru* si tuffano spesso nelle interazioni con il mondo non umano. “Donguri” è un esempio lampante, pieno di immagini surreali di scoiattoli e serpenti. Qui, Semones non antropomorfizza gli animali, ma piuttosto li utilizza per esplorare sentimenti complessi. La traccia “Rat with Wings” sembra inizialmente un inno a una rottura, ma si rivela essere un tributo a un piccione che si muove nella vita urbana, un piccolo capolavoro di umorismo e originalità. Chi l’avrebbe mai detto che un piccione potesse rappresentare un tema così profondo?
Una promessa per il futuro
Per concludere, *Animaru* non ha brani da buttare, ma manca di quei veri momenti da brivido che ti lasciano a bocca aperta. Tuttavia, ci sono indizi chiari di un’artista pronta a esplorare territori più audaci. Personalmente, spero che nei suoi prossimi lavori Mei Semones possa spingersi oltre le sue già solide fondamenta musicali. La sua capacità di mescolare suoni e emozioni è già impressionante, ma chissà quali sorprese ci riserverà in futuro. Come molti sanno, il mondo della musica è in continua evoluzione e, con artisti come lei, può solo migliorare.